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LA POSTA DEL CUORE DEI NOSTRI AMICI ANIMALI DI IMMA PAONE.IL VELENO PER TOPI.
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13/07/2024

Quella che stavolta voglio raccontare è una storia, non a lieto fine, che ha coinvolto un cane spettacolare per bellezza e carattere.

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Si chiama, o dovrei scrivere si chiamava, Nero, perchè nero come il carbone era il suo bellissimo e lucente mantello, un setter inglese di 8 anni adottato da cucciolo da un mio cliente amante dei cani e già papà di un pastore tedesco di nome Jinny. I due cagnoloni si amavano come fratelli o forse più di due fratelli e, devo ammettere, di marachelle ne facevano tante. Quella più assurda che ora mi viene in mente fu una vera e propria “fuitina”, come in passato si sarebbe detto di una fuga d’amore di giovani coppie, che fece cadere nello sconforto i due “genitori” che, dopo giorni di ricerche in lungo ed in largo, finalmente ritrovarono e, felici come erano già prima, ripresero la loro quotidianità.

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Chi ha già avuto modo di conoscere i setter inglesi o i meticci di setter saprà benissimo che sono cani eternamente giovani, giocherelloni, un pò imprevedibili e con una energia spiazzante, che, paragonati ad un bimbo calzerebbe a pennello la frase “una ne pensano e mille ne fanno”. Ovviamente sono una gioia continua ed io ne sò qualcosa perchè da qualche anno ho con me una setter irlandese, Nirvana, che rispecchia benissimo questa descrizione.
La “mamma”, tra i tanti aneddoti del loro quotidiano, mi ha raccontato: “Ho la cucina con la penisola e non lasciavo mai nulla sui mobili perché lui dalla sedia saltava sui fornelli come un gatto. Un giorno ho però dimenticato la pentola con la genovese per la cena e sono uscita di casa per un impegno, giusto il tempo di attraversare la strada e me ne sono ricordata così sono ritornata indietro. Troppo tardi …ha mangiato un chilo di genovese e l’ho trovato che si leccava i baffi proprio come un gatto. Fortunatamente non gli è successo nulla pur sapendo che la cipolla è piuttosto pericolosa per i cani.”
Altro episodio sempre raccontato da lei: “Quando uscivamo ci faceva dispetti ed al ritorno capivamo che aveva fatto qualche monellata dal fatto che si autopuniva andandosi a nascondere in giardino sotto al balcone su una vecchia sdraio, ma ovviamente non riuscivamo a sgridarlo per quanto fosse buffo”.
Chi ha cani (ma anche gatti) può immaginare che le situazioni divertenti da raccontare sono quotidiane, ma in fondo, sono queste le cose che ci fanno amare gli animali.

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Gli anni per Nero e Jinny sono passati senza grossi problemi e preccupazioni fino ad un fatidico Lunedì quando, di buon ora, ho ricevuto la telefonata di Giuseppe, il loro papà. Esordì dicendomi che Nero era strano, respirava frequentemente, aveva avuto qualche episodio di vomito, ma la cosa più preoccupante era stato che il venerdì precedente, all’improvviso, era collassato per pochi secondi per poi riprendersi tranquillamente. Avevo prestato attenzione soprattutto a questo dettaglio perciò, quando mi ha chiesto di visitarlo, gli ho subito fissato un appuntamento in ambulatorio.
Giunto in studio, come aveva anticipato per telefono, notai subito la frequenza respiratoria aumentata, 120 atti respiratori al minuto per la precisione, tantissimi per un cane, ma il segno più allarmante era la mucosa congiuntivale bianca come la porcellana. Alla visita clinica non notai altri segni importanti ma, misurando la pressione notammo che era veramente bassa. Iniziammo la raccolta dei dati anamnestici, clinici e di laboratorio per cercare di arrivare ad una diagnosi il piu rapidamente possibile.
Il primo campanello di allarme fu sapere che, come spesso succede, durante le passeggiate era possibile che Nero mangiasse qualsiasi cosa commestibile trovato per la strada. Si accese immediatamente la lampadina di un potenziale avvelenamento.
Facemmo subito un prelievo per analisi del sangue, mettemmo un catetere endovenoso per somministrare pochi fluidi per migliorare il valore pressorio e, nel dubbio che potesse essere necessaria una trasfusione di sangue visto il pallore delle mucose e conoscendo il suo gruppo sanguigno (DEA 1+), mandai con il mio scooter Giuseppe alla ricerca di due sacche di sangue all’istituto zooprofilattico di Portici (Napoli).
Nell’intanto l’ecografia addominale e la radiografia del torace avevano fornito altre indicazioni che peggioravano la situazione del quadro clinico rendendo la prognosi ancora più riservata o addirittura infausta: erano presenti falde in addome a contenuto liquido (che dopo scoprimmo essere sangue), una lesione sospetta alla milza (ma in realtà questa era un reperto occasionale che non avrebbe creato problemi nell’immediato), una vescica piena di quello che poi capimmo esser coaguli di sangue e, non meno grave, un cuore grande e perfettamente tondo come un pallone di calcio aggravato dall’edema polmonare. Insomma la situazione era piuttosto grave e la priorità era ridurre quel cuore tamponato.
Si era praticamente creata una raccolta di sangue tra il cuore ed il suo pericardio tanto da impedirgli di battere bene e da giustificare la pressione bassa, il collasso del venerdì, le mucose bianche e la frequenza respiratoria alta. Il cuore di Nero cercava con tutta la sua forza, di conservare la sua attività per mantenere in piedi la “macchina” perfetta che è il corpo.
Le analisi del sangue avevano confermato un avvelenamento da “veleno per topi” e quindi subito iniziammo il suo antidoto: la vit.K.
Nero aveva bisogno di un bravo cardiologo e soprattutto di un ricovero. La fortuna volle che il cardiologo capace di drenare il versamento pericardico quel giorno lavorava in una clinica 24 ore poco distante dalla mia struttura che avrebbe potuto ricoverare il cagnolone e, senza perdersi d’animo, Giuseppe e sua moglie si recarono subito lì. Liberato il cuore da tutto quel sangue Nero si era subito sentito meglio, ora bisognava aspettare che la terapia facesse il suo corso per pensare di essere fuori pericolo. Giuseppe per i giorni successivi mi chiamava per informarmi dei progressi e soprattutto mi inviava video del giovanotto che, ben voluto e viziato anche dagli infermieri della clinica, stava riprendendo a mangiare e giocare. Le speranze di una guarigione stavano aumentando di ora in ora fino a quando il giovedì mattina mi telefonò Giuseppe in lacrime dicendomi che Nero non aveva superato quella notte perché aveva avuto due arresti cardiaci con due tentativi di rianimazione ma purtroppo il cuore aveva ceduto.
Non riuscirei a spiegarvi quanto tutti noi ci fossimo rimasti malissimo, ma soprattutto quello che mi aveva fatto più male è stata la frustrazione della consapevolezza che il tutto sarebbe stato impunito.
Non c’era nessun cartello che indicasse l’utilizzo del veleno nella strada della passeggiata di Nero e, per legge, questo non è ammissibile. Ad aggravare la rabbia c’era anche la possibilità che la derattizzazione non fosse stata eseguita dal comune ma da un privato cittadino ed ovviamente ciò renderebbe ancora più illegale la procedura.
Il dolore dei “genitori” di Nero era troppo grande per suggerire di fare una autopsia e procedere con una causa verso ignoti.
Nero è stato sotterrato in un cimitero per animali e, per quanto la gente possa aver fatica a crederci, lasciando anche la sorellina Jinny, che da subito aveva capito la situazione, nello sconforto.

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Seppur triste è stato questo racconto vi assicuro che non è una storia così insolita. L’avvelenamento da rodenticida è un vero e proprio incubo anche per noi veterinari. La possibilità di guarigione (che fortunatamente non è così infrequente) dipende molto dal tempismo della cura, oltre che dalla dose di veleno assunta dall’animale e dalla prontezza del proprietario di riconoscere lo stato di malessere del proprio pet.
I genitori di Nero hanno fatto l’impossibile, senza badare a spese, per salvare il loro amato cane ma purtroppo siamo arrivati tutti troppo tardi.
Non voglio dilungarmi su ulteriori notizie riguardanti il veleno, il suo meccanismo di azione e gli innumerevoli danni che provoca una volta ingerito da un bambino, un adulto o un animale, tanto il web è ricco di tutte queste informazioni, ma voglio farvi leggere un testo che mi ha emozionato scritto da Emanuele Spud Grandi, uno scrittore che con parole molto semplici riesce a trasmettere la unicità e la bellezza di vivere con un cane ben conosciuta da chi ne ha uno:
“La vita coi cani è strana. Diventerai, senza nessuno che te lo insegni o ti spieghi come farlo, il capo branco di un cane che sarà pronto a qualunque cosa per te non appena saprà riconoscere il tuo odore e la tua voce.
La vita coi cani è misteriosa. Sarai spiato da un Grande Fratello peloso che non perderà nessun tuo movimento, specialmente quando capirà dove sono la cucina ed il recipiente dei biscotti.
La vita coi cani è crescere. Non puoi farci niente, non puoi fermare il tempo perché quel cucciolo che hai tenuto in braccio crescerà troppo velocemente, per diventare il grande amico che ti vorrà accompagnare ovunque andrai. I cuccioli durano troppo poco.
La vita coi cani è confronto. Avrai sempre uno sguardo con il quale misurarti, affogherai senza poterti salvare nelle profondità inimmaginabili degli occhi di un cane. Dove la gente crede che non ci sia un’anima.
La vita coi cani è sincera. Non avrai bisogno di raccontar loro una bugia o delle storie inventate perché tanto, qualunque cosa tu dica loro, i cani la sanno. Sempre.
La vita coi cani è scomoda. Ti ritroverai una sera d’inverno, con la tramontana che ti graffia il viso ed il gelo che ti arriva alle ossa, a passeggiare da solo con il tuo cane che corre e scodinzola felice, incurante del vento che gli arruffa il pelo e del caldo che avete lasciato in casa.
La vita coi cani è buffa. Parlerai con un essere che non ti potrà mai rispondere e che però ascolterà ogni tua parola, con così tanta attenzione ed interesse che non ritroverai in nessun altro uomo o donna al mondo.
La vita coi cani è ritorno a casa. Nessuno come il tuo cane sarà felice di vederti ogni volta che spunterai dalla porta dalla quale ti ha visto andar via; imparerà i tuoi orari, riconoscerà il tuo passo e sarà lì ad aspettarti, anche quando sarà vecchio e stanco, saltando di gioia come se non ti vedesse da un mese.
Anche se sei uscito per comprare il giornale.
La vita coi cani è rinuncia. Perderai a poco a poco quella porzione di divano su cui stavi tanto comodo, dove ti godevi il riposo ed il meritato relax dopo giornate faticose e noiose. E la cosa bella sarà che non ti dispiacerà affatto.
La vita coi cani è comunione. Dividerai il tuo ultimo boccone con il tuo cane, perché non potrai resistere al suo sguardo implorante che hai incrociato purtroppo per te mentre stavi cenando.
La vita coi cani è insegnamento. Sono loro che ti mostreranno, semplicemente correndo in un prato o sulla riva del mare, la bellezza di una giornata di sole e l’importanza di stupirsi -ogni volta- davanti alle cose semplici.
La vita coi cani è amore. Quello che proverai ad emulare, che proverai a restituire al tuo cane senza però riuscirci. Ma cimentarti in questa prova sarà una delle tue imprese più entusiasmanti.
La vita coi cani è un viaggio. Nessun sentiero di montagna ti sembrerà lo stesso dopo che lo avrai percorso insieme al tuo cane: ricorderai profumi, odori e colori del bosco che prima non avevi sentito o visto; proprio come succederà per il tratto di vita che farete insieme.
La vita coi cani è una parentesi. Per te è una parte della tua vita, un dolce intervallo fra mille impegni e anni da riempire di cose da fare, un breve cammino insieme ad un cane che tu ben sai, ad un certo punto, si fermerà per lasciarti andare da solo. Invece per il tuo cane, la tua vita è tutto.
“La vita con i cani è…meravigliosa.”
Da veterinaria ed amante degli animali vi aggiungo solo che la vita è meravigliosa con tutti gli animali.

Se pur per poco, Nero ti abbiamo amato tutti. Buon ponte bellissimo cagnolone.

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